Acquisto casa: certificati di agibilità, conformità degli impianti e certificazione energetica

Acquisto casa: certificati di agibilità, conformità degli impianti e certificazione energetica

Che cosa sono questi certificati? Quando è obbligatorio rilasciarli? E perché? Ecco tutte le informazioni utili da sapere quando si procede all’acquisto di un immobile.


Quando si decide di acquistare una casa, oltre ai gusti personali l’acquirente deve prestare particolare attenzione alla vivibilità dell’immobile. Che cosa significa? In sostanza che l’immobile da acquistare abbia alcune caratteristiche tali da renderlo sicuro ed anche efficiente dal punto di vista energetico. Tra i vari documenti richiesti dal futuro acquirente al venditore troviamo quindi le certificazioni di agibilità, sicurezza (che non sono obbligatori per legge) ed efficienza energetica (che invece è obbligatorio).


L’agibilità di una casa indica che l’immobile rispetta le normative, nazionali e locali sulla sicurezza, igiene, salubrità, risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati. Se l’immobile non ha queste caratteristiche non potrà essere abitato. Il futuro acquirente può chiedere al venditore, fin dal momento della stipula del contratto preliminare e in ogni caso al momento del contratto definitivo di compravendita, che gli venga esibito e consegnato il certificato di agibilità. Se manca il certificato o comunque l’immobile non presenta caratteristiche tali da assicurare la sicurezza, si può chiedere la risoluzione del contratto con obbligo da parte del venditore di restituire il prezzo e di risarcire i danni, se sussistenti. Non è un certificato obbligatorio per legge, ma una buona prassi per l’acquirente onde evitare spiacevoli sorprese in un secondo momento.


Tuttavia ci sono dei casi specifici che prevedono il rilascio da parte del dirigente o del responsabile del competente ufficio comunale del certificato di agibilità dell’immobile. In particolar modo quando l’immobile è di nuova costruzione, ricostruzione o sopraelevazione, ovvero di interventi sugli edifici esistenti che possano influire sulle condizioni di agibilità dell’immobile, è il proprietario che deve chiedere il rilascio del certificato di agibilità. La domanda deve essere presentata entro quindici giorni dall’ultimazione dei lavori, insieme ai documenti previsti dalla legge, come i certificati di conformità degli impianti che rilasciano le imprese installatrici, e, ove previsto, il certificato di conformità alle norme antisismiche.


Una volta presentata la domanda all’ufficio comunale competente, è il dirigente o responsabile comunale che deve adottare un provvedimento espresso entro 30 giorni. Decorsi 30 giorni dalla presentazione della domanda, senza alcuna risposta da parte dell’amministrazione comunale, vale il principio del “silenzio assenso”. Si deve però anche attendere il parere dell’ASL e se entro 60 giorni questo parere non arriva, il silenzio dell’ente vale come assenso. Il proprietario ha come prova dell’agibilità il deposito della domanda da presentare all’acquirente al momento della stipula del contratto di compravendita.


Si è detto poc’anzi che la domanda per il rilascio del certificato di agibilità deve essere corredata da una serie di documenti, tra cui ritroviamo il certificato di conformità degli impianti. L’impianto elettrico, di riscaldamento, di distribuzione del gas, l’impianto idrico e di scarico, l’ascensore, l’impianto d’antenna, l’impianto parafulmine, l’impianto antifurto e antincendio devono essere conformi alle norme di sicurezza previste per legge al momento della costruzione dell’immobile.


Per l’impianto elettrico, si deve fare però una distinzione in seguito all’entrata in vigore della legge 46/90 che prevede l’obbligo di realizzare a regola d’arte gli impianti negli edifici. Così gli immobili costruiti dopo il 13 marzo 1990 (data in cui è entrata in vigore la legge) devono avere gli impianti eseguiti secondo la regola dell’arte. A regola d’arte significa che un impianto elettrico è munito sia dell’interruttore differenziale che dell’impianto di terra coordinato, ed ha le componenti impiantistiche e gli apparecchi utilizzatori in buono stato di manutenzione. L’impianto di terra è quindi obbligatorio nelle abitazioni costruite dopo il 13 marzo 1990. Per quelli anteriori, era necessario eseguire alcuni adeguamenti minimi come l’installazione del cosiddetto “salvavita” e la sostituzione delle prese esistenti con quelle di sicurezza, che impediscono ad oggetti metallici sottili di venire in contatto con le parti interne in tensione.


Di solito sono le imprese abilitate a installare gli impianti a rilasciare il certificato. Può accadere che per l’immobile che si vuole vendere i certificati sono stati persi o anche che non sono stati rilasciati. Cosa fare? In questi casi e solo per gli impianti eseguiti prima dell’entrata in vigore del D.M. 37 del 2008 il certificato è sostituito da una dichiarazione di rispondenza, in cui si attesta che, in esito a sopralluogo ed accertamenti, gli impianti sono conformi alla normativa in vigore al momento della loro realizzazione. Come per il certificato di agibilità, anche quello di conformità degli impianti non è obbligatorio nell’iter per la stipula della compravendita, ma è una buona prassi che le parti devono attuare sia per il venditore per non vedersi poi contestare in un secondo momento dall’acquirente la presenza di difetti o di impianti obsoleti, sia per l’acquirente onde evitare spiacevoli sorprese dopo l’acquisto della casa.


Un altro importante certificato richiesto obbligatoriamente dalla normativa nazionale è la certificazione energetica degli edifici. In origine era l’ACE (Attestato di Certificazione Energetica) poi sostituito dall’APE ( Attestato di Prestazione Energetica), il certificato che informa sulle qualità energetiche dell’edificio. Ha durata di 10 anni e classifica gli immobili in varie classi di efficienza energetica, dalla “A+” quella più alta alla “G”, la più bassa.


A misurare le qualità energetiche dell’immobile deve essere un tecnico abilitato che redige l’APE. Negli annunci di vendita o anche di locazione, si deve riportare l’Ipe, l’Indice di prestazione energetica e la classe energetica di riferimento contenute proprio nell’Ape. Durante la trattativa per la vendita della casa, quindi già durante la stipula del compromesso, il venditore deve rendere disponibile al potenziale acquirente l’attestato di prestazione energetica e lo consegna solo al momento della conclusione della vendita. In base al decreto legge n.63/2013, che ha sostituito l’ACE con l’APE, sono nulli i contratti di compravendita, donazione e nuovi contratti di locazione senza l’allegazione dell’APE, a far tempo dal 6 giugno 2013. In caso di vendita inoltre si prevede che il proprietario che viola l’obbligo di dotazione dell’attestato di prestazione energetica è punito con una sanzione di importo variabile da 3mila a 18mila euro.


In seguito però il decreto “Destinazione Italia” ha previsto una sanatoria per quei contratti stipulati tra il 4 agosto e il 24 dicembre 2013 che sono stati dichiarati nulli per la mancata presenza dell’attestato energetico: la nullità è sanata pagando la sanzione e allegando l’APE. Così lo stesso decreto ha anche stabilito che la compravendita (così anche il contratto di locazione) che è stata stipulata senza allegare l’APE è comunque valida se l’attestato viene consegnato entro 45 giorni. Altrimenti scatta la sanzione.


Dichiarazione Tasi, istruzioni e scadenza 2015

Mentre è già iniziato il conto alla rovescia per il pagamento del saldo Tasi di dicembre, almeno per quanto riguarda la dichiarazione i contribuenti possono dormire sonni tranquilli. La scadenza è infatti per il 30 giugno 2016. Ma vediamo chi deve presentare la dichiarazione Tasi 2015 e quali sono le modalità.

Dichiarazione tasi 2015: chi deve presentarla


A differenza di quanto accade con la dichiarazione Imu, non è ancora chiaro in quali casa va adempiuto l’obbligo dichiarativo, considerando che si tratta di un tributo diviso tra proprietario e inquilino. Mentre infatti i proprietari sono in un certo senso già “coperti” dalla dichiarazione Imu, il problema sorge per chi utilizza l’alloggio.


A questo proposito le Finanze hanno chiarito che la dichiarazione non deve essere presentata nel caso in cui il Comune abbia previsto particolari adempimenti formali come, ad esempio, la consegna del contratto di locazione, o la presentazione di un’autocertificazione. Questo lascerebbe l’adozione della dichiarazione ai soli casi residuali, per i quali il Comune non è ancora a conoscenza di tali informazioni.

Modello dichiarazione Tasi


Anche per quanto riguarda il modello da utilizzare, la situazione non è del tutto chiara. Esiste infatti una divergenza di opinioni tra l’ifel (Anci) e il Ministero delle Finanze. Mentre quest’ultimo ritiene si possa utlizzare lo stesso modello Imu, nella parte relativa alle “Annotazioni”, la fondazione Anci consiglia ai consumatori di prentare la dichiarazione sul modello appositamente predisposto dai Comuni.


A questo proposito è importante ricordare che ogni Comune ha adottato delle regole diverse. Alcuni infatti hanno predisposto un modello apposito, altri fanno riferimento a un ancora inesistente modello ministeriale, altri ancora consentano l’utilizzo del modello Imu.


Canone Rai: si pagherà in 6 rate annuali da 16, 66 euro

Inserito direttamente nella bolletta per la fornitura dell’energia elettrica, il canone dovrà essere pagato solo per la prima casa e anche dagli affittuari.

Da gennaio 2016 il canone Rai si pagherà in 6 rate annuali direttamente nella bolletta elettrica a cadenza bimestrale e ogni rata avrà l’importo di 16,66 euro, per un totale di circa 100 euro all’anno.


Questa la novità prevista nella Legge di Stabilità 2016 e che viene recepita in un decreto ad hoc che dovrà essere approvato entro 45 giorni dal Ministero dello sviluppo economico. Il canone di abbonamento alla televisione pubblica dovrà essere pagato solo sulla prima casa e riguarderà anche gli affittuari per lo più le giovani coppie che abbiano trasferito la residenza uscendo dallo stato di famiglia dei genitori.


Inoltre il pagamento del canone Rai in bolletta della luce riguarderà solo i contratti domestici e non dovrà essere pagato da chi non ha la televisione né internet a casa. Proprio in merito ai controlli si ipotizza un’apposita autocertificazione che il contribuente deve inviare all’Agenzia delle Entrate in cui dichiara di non possedere la televisione e quindi di non dover pagare il canone. Certa la maxi sanzione prevista per chi non paga, fino a 500 euro, ossia cinque volte l’importo. Chi non pagherà la bolletta della luce potrà invece corrispondere il canone Rai e viceversa. Per ulteriori dettagli si attende la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.


Esplode l’interesse degli italiani per le case in condivisione

Cresce il fenomeno della condivisione in Italia dove, nell’ultimo anno, la domanda di stanze in affitto è aumentata del 65%.


Le ricerche degli utenti del portale sono passate da 1.338.861 nei primi 6 mesi del 2014, a 2.214.143 nello stesso periodo del 2015.


Nonostante l’interesse della domanda, i prezzi sono scesi del 5,3% nel corso di quest’anno, attestandosi a una media di 296 euro mensili. Valori in controtendenza nei mercati che contraddistinti da una maggiore vivacità, come Milano (1%), Roma (1,8) e soprattutto Torino (1,9%) che negli ultimi anni è divenuta polo d’attrazione per molti universitari, spodestando Bologna.


L’ufficio studi idealista segnala rendimenti in calo in 8 delle 12 città campione monitorate (quelle a maggiore vocazione universitaria), i ribassi maggiori spettano a Catania (-4,8%), Firenze (-4,1%) e Napoli (-2,2%).


Milano è la città con le stanze più care del paese, occorrono in media di 406 euro al mese.


A seguire Roma (392 euro/mese) e Firenze (340 euro/mese); prezzi leggermente sopra la media nazionale anche per Bologna (305 euro/mese) e Torino (299 euro/mese); per trovare le stanze più economiche della classifica stilata da idealista bisogna andare in Sicilia, a Catania (188 euro/mese) e Palermo 183 (euro/mese).


L’inquilino tipo della coabitazione ha in media media 29 anni (nessuna variazione rispeto allo scorso anno), vive nelle aree semi centrali o centrali delle grandi città, non fuma e non vuole animali in casa.


La città con l’età media più alta dei conviventi è Firenze (31), seguita dalle grandi città come Roma e Milano (29 anni), mentre si abbassa inevitabilmente nelle città polo di attrazione studentesca (Torino, Perugia, Pisa), dove l’età media oscilla tra i 26 e i 27 anni.


Le convivenze miste (persone di entrambi i sessi) riguardano il 45% dei casi analizzati, la percentuale scende al 39% per le coabitazioni riguardanti solo donne e al 16% quelle tra soli uomini. Quanto alle preferenze per i nuovi compagni di casa, la stragrande maggioranza degli inquilini (88%) non fa alcuna differenze di genere.


Zone d’interesse


Un numero crescente di italiani mette a disposizionela propria casa o parti della stessa per esigenze di bilancio. UnA fronte del crescente interesse da parte della domanda sono pressocchè triplicati, da un anno all’altro, gli annuci si stanze in affitto su idealista, oggi sono 9.430.


L’offerta maggiore si concentra a Roma (24%), più distanziata Milano (8,5%), mentre a Sud la regina è Catania (5,3%). Quasi la metà delle ricerche si orienta nelle grandi metropoli, le seguono più distanziate Bologna, Firenze e Torino.


Il testo della legge di stabilità approvato dal Senato: tutte le novità per la casa

Con 164 voti favorevoli, 116 contrari e 2 astenuti, il Senato ha approvato il maxiemendamento sostituitivo della legge di stabilità su cui il governo aveva posto la fiducia e che ora passerà all’esame della Camera. Vediamo quali sono le novità introdotte dal testo in materia di tasse sulla casa, bonus mobili, ristrutturazioni e affitti in nero.


Canone concordato agevolazioni Imu

– I proprietari che affittano il proprio immobile a canone concordato potranno usufruire di un’agevolazione fiscale imu, con uno sconto del 25%.

Esenzioni Tasi

– Saranno esenti dal pagamento delle tasse le case concesse in comodato d’uso ai figli, un parente disabile, all’ex coniuge e le residenze, anche di cooperativa a proprietà indivisa – per gli studenti universitari.Esenti anche gli immobili delle forze armate, delle forze di polizia e del personale dei vigili del fuoco.

Alloggi sociali

– Non pagheranno la Tasi gli alloggi sociali, comprese le cooperative a proprietà indivisa.

Nuove regole affitti in nero

– Nuova stretta per gli affitti in nero. E`prevista la nullità di ogni accordo non scritto e la nullità di ogni patto che preveda un canone superiore a quello risultante dal contratto scritto e opportunatamente registrato

Bonus mobili giovani coppie

– Viene raddoppiato il bonus mobili (da 8000 a 16.000 euro) per le giovani coppie, anche di fatto, che acquistano la prima casa, in cui almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni. Il nucleo deve essersi costituito da almeno tre anni e la condizione non è quella di una ristrutturazione edilizia (come nel caso del bonus mobili normale), ma l’aver acquistato un immobile da adibire ad abitazione principale. La detrazione va ripartita tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo, per le spese sostenute nel 2016.

Bonus ristrutturazioni e risparmio energetico

– Sono prorogate al 31 dicembrer 2016 la detrazione al 50% per le ristrutturazioni e per l’acquisto di mobili e la detrazione al 65% per la riqualificazione energetica degli edifici, incluse le parti comuni degli edifici condominali.

La proroga al 31 dicembre 2016 comprende anche la detrazioni del 65% per l’adozione di misure antisismiche nelle zone individutate dall’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. Il bonus energia è esteso anche agli IACP, per gli interventi realizzati su immobili di loro proprietà adibiti ad edilizia residenziale pubblica.

Agevolazioni prima casa legge di stabilità

– Più facile cambiare la prima casa senza perdere le agevolazion. Chi infatti decidere di cambiare la prima abitazione potrà farlo senza perdere i benefici anche se in possesso deel vecchio immobile, sempre e quando alieni quest’ultimo entro un anno


Mercato immobiliare: nel 2017 arriverà la ripresa

Il mercato immobiliare italiano si è lasciato alle spalle la pesante crisi degli ultimi sette anni ma la risalita sarà lenta e non priva di insidie. Incombono ancora i retaggi del passato e il loro smaltimento potrebbe generare contraccolpi negativi. Sono queste alcune delle conclusioni cui perviene l’Osservatorio sul Mercato Immobiliare curato da Nomisma.


Come evidenzia il think tank bolognese si rafforzano i segnali di miglioramento del mercato immobiliare, che si erano delineati a partire dalla seconda parte del 2014, anche grazie ad un quadro macroeconomico sicuramente più favorevole, seppure non si tratti di dinamiche eclatanti.


Nomisma stima infatti che per ottenere un recupero dei livelli di Pil procapite ante-crisi si dovrà attendere il 2026, a fronte di una crescita annua dell’1,5%.


Il cambiamento degli indicatori di sentiment e di quelli reali ha avuto un immediato riflesso in ambito immobiliare, portando ad un consistente incremento delle manifestazioni d’interesse all’acquisto.


Una domanda che si può concretizzare per circa il 75% delle famiglie italiane solo attraverso il sostegno economico da parte delle banche. Le condizioni macroeconomiche indubbiamente favorevoli non sono assolutamente sufficienti “per alimentare un percorso di risalita non assistita” secondo Nomisma.


La risposta del sistema bancario all’impennata delle richieste non è mancata. L’incremento delle erogazioni per l’Istituto bolognese è risultato eclatante “seppur di gran lunga inferiore rispetto ai dati diffusi anche da autorevoli istituzioni nel corso dell’anno”. È interessante notare come le surroghe e sostituzioni sul totale dei mutui abbiano visto passare la loro incidenza dal 7,5% (2014) al 26% (2015), ridimensionando il sostegno netto al settore immobiliare.


8 idee per l’illuminazione di una cucina moderna

State rinnovando la vostra cucina? Allora ricordatevi che per cucinare bene disporre di una corretta illuminazione è fondamentale. Ecco le nostre 8 idee per l’illuminazione di una cucina moderna con le quali potrete dar libero sfogo alla vostra creatività

Se siete in cerca di idee per l’illuminazione di una cucina moderna sarete d’accordo con me che la luce, in questo ambiente della casa, è di fondamentale importanza non solo per migliorarne la funzionalità, ma anche per valorizzare l’ambiente nel suo complesso.


Le tipologie di illuminazione per una cucina moderna tra le quali potete scegliere sono davvero tante:


– c’è quella ambientale, che garantisce a tutta la cucina la luce di cui avete bisogno;


– ma anche quella funzionale, che riguarda essenzialmente il piano o i piani di lavoro;


– infine, l’illuminazione decorativa, che potete ottenere ad esempio collocando una lampada a forma di lampadina sopra il tavolo.


La prima cosa a cui dovete pensare è il mix di luci in cucina che volete ottenere per rendere il più equilibrato possibile questo ambiente.


Attenzione a non commettere l’errore di illuminare unicamente l’ambiente in generale, magari per risparmiare: le luci più piccole, collocate nei punti giusti, sono fondamentali soprattutto di sera, per consentivi di cucinare, di impastare, di cuocere o in generale di compiere qualsiasi altra azione nel modo più sicuro possibile.



1 – Luci cucina sopra il lavello


La prima delle idee per l’illuminazione di una cucina moderna riguarda proprio le luci cucina sopra il lavello.


Che vi piaccia o no, prima o poi tocca a tutti lavare i piatti. Ecco perché sarebbe bene installare sopra il lavello una luce brillante, azionabile con un proprio interruttore per non affaticare gli occhi quando lavate i piatti e i bicchieri, ma anche quando scolate la pasta o si sciacquate la frutta e la verdura.



2 – Le lampade sospese


Diverso il discorso per l’illuminazione cucina generale, per la quale si può ricorrere a delle lampade sospese in grado di coniugare la dimensione estetica con l’aspetto pratico.


Le sospensioni di design, infatti, permettono di avere a che fare con soluzioni visive anche particolari, tra linee sinuose o curve intriganti, senza rinunciare all’importanza di una illuminazione cucina corretta e adeguata.


Sarebbe ideale, poi, poter contare su lampade sospese che consentano di regolare l’intensità dell’illuminazione, in modo tale da variarla a seconda delle esigenze.


Questa soluzione è non solo sinonimo di un maggiore comfort, ma soprattutto garanzia di risparmio, perché vi permette di evitare consumi inutili e dispendi energetici non necessari.




3 – I vantaggi offerti dai Led


Nella scelta delle lampade e delle applique, non potete non tenere in considerazione i tanti vantaggi offerti dai led.


Il led, infatti, favorisce un risparmio energetico molto elevato, sia sul breve periodo che sul lungo termine: una sorgente led, per esempio, non solo consuma poco, ma è in grado di durare per lungo tempo, rivelandosi efficace per più di 50mila ore.


Anche in questo caso, la parola d’ordine è modularità: i led usati come luci in cucina così come in qualsiasi altro ambiente della casa, possono essere sfruttati per la loro – per così dire – intelligenza, che li rende modulabili in base alle vostre necessità.


I led bianchi, per esempio, non sono solo – o non sono più – delle semplici illuminazioni decorative, ma possono essere considerate delle soluzioni all’avanguardia.


Anche sul fronte estetico, non sono poche le ragioni per cui può essere interessante fare ricorso al led in cucina: sia per la flessibilità dei moduli, sia per la loro compattezza, senza dimenticare la varietà di colori.


Già, perché oltre al bianco ci sono infinite opzioni cromatiche a vostra disposizione, che si traducono in notevoli e importanti opportunità creative a livello di design.


Insomma, tra colori vivaci e tinte sature, tra consumi contenuti e longevità, tra necessità di manutenzione ridotta ai minimi termini e resistenza alle vibrazioni e agli urti, i led sembrano essere irrinunciabili come luci cucina.


4 – Le cucine a isola e gli angoli cottura


Un discorso diverso va fatto per le cucine su misura, le cucine a isola e gli angoli cottura.


In queste circostanze, potete osare con soluzioni un po’ più particolari, come gli armadietti che includono le luci direttamente sia all’interno che nella parte superiore.


La progettazione delle luci cucina è un compito che non potete sottovalutare e l’idea di mettere semplicemente in mezzo alla stanza una fonte di illuminazione, oltre che banale e poco originale, può essere sbagliata anche dal punto di vista del risultato finale.


Per avere la certezza di organizzare le luci nel miglior modo possibile, potreste realizzare una piantina, magari su carta millimetrata, in modo da avere ben chiari gli ingombri e i vari spazi occupati: in questo modo, tra l’altro, potete capire anche quali sono le zone che hanno bisogno di più luce.


Ovviamente il ricorso al led non è un passaggio obbligato: anche le lampadine fluorescenti svolgono alla perfezione il proprio lavoro.


Facendo un po’ di calcoli, per una cucina la cui superficie non raggiunge i 10 metri quadri bastano due lampade fluorescenti, mentre per una cucina più grande potreste utilizzare luci cucina supplementari.


Per esempio, potreste montare dei piccoli faretti a una cinquantina di centimetri dai bordi degli scaffali o degli armadietti, distanziando gli uni dagli altri di una decina di centimetri.


5 – Regolare l’intensità del dimmer


Il dimmer deve essere un alleato da tenere sempre presente: al di là dei lampadari, delle applique, delle lampade sospese, dei faretti o dell’illuminazione a incasso, il vero segreto per avere la certezza di godere di un’illuminazione perfetta mentre siete dietro ai fornelli è questo.


L’installazione lampadario con dimmer consente di regolare la luce della cucina e di controllare l’illuminazione e vi permette di volta in volta di creare un’atmosfera più o meno soffusa, di abbassare le luci sulla tavola o di risparmiare evitando un’illuminazione superiore al necessario.


6 – La disposizione delle luci cucina


La disposizione delle luci cucina è un elemento essenziale: in questo senso, individuare e creare un punto focale per l’illuminazione può essere un ottimo punto di partenza.


Chiaramente, in una cucina in cui sono presenti un tavolo e delle sedie, l’attenzione sarà concentrata su questi complementi di arredo.


Per raggiungere questo obiettivo potete utilizzare lampade sospese o sospensioni design: tutte e due le tipologie saranno in grado di creare un’atmosfera calorosa.


Nel momento in cui procedete all’installazione del lampadario, è opportuno che verifichiate che sia non meno di 15 centimetri rispetto alla lunghezza del lato corto del tavolo e che stia a circa 80 centimetri di distanza dal tavolo: un wattaggio di 200 watt è più che sufficiente. Se non siete esperti del fai da te, vi consiglio di rivolgervi ad un elettricista professionista che vi aiuti a svolgere l’installazione.


Per una illuminazione più intensa, un lampadario dotato di luce integrale è quel che ci vuole. Nel caso in cui abbiate a che fare con una cucina di metratura limitata, l’impiego di luci da incasso collocate nelle pareti vi permetterà di fare apparire l’ambiente più arioso e più spazioso.


7 – Le luci cucina sopra i fornelli


Le luci cucina sopra i fornelli vi serviranno per evitare le ombre e per illuminare nel miglior modo possibile il piano cottura: anche qui, scegliere i led o le lampadine fluorescenti è semplicemente una questione di gusti.


La luce dovrebbe trovarsi a una cinquantina di centimetri di distanza dai fornelli, mentre in caso di lampade sospese dotate di interruttore la distanza dovrebbe aumentare di una ventina di centimetri.


Occorre, poi, che teniate conto della posizione della finestra, per capire da quale parte arriva la luce naturale del sole.


8 – Le luci direzionali


Infine, le luci direzionali contribuiscono a rendere l’illuminazione di una cucina moderna più viva e, al tempo stesso, più originale: può trattarsi, per esempio, di lampadine alogene da incasso all’interno del tavolo.


Se in cucina c’è una vetrinetta o una credenza, potete impiegare delle lampade da parete per valorizzarle e metterle in risalto. Per un’enfasi ancora maggiore, non c’è niente di meglio di luci dietro le tende.


Abbinare lo stile e la funzionalità


In conclusione, queste 8 idee per l’illuminazione di una cucina moderna evidenziano quanto sia importante trovare la luce adeguata per un ambiente che può essere sfruttato in molti modi diversi: non solo per cucinare, ma anche per mangiare, per conversare, per leggere, e per svolgere mille altre attività.


Proprio per tutte queste attività è importantissimo dedicarsi attentamente alla scelta e alla collocazione di lampade e lampadari, per avere la certezza di coniugare la bellezza e lo stile con la qualità e la funzionalità.


Se siete ancora indecisi, il mio consiglio è quello di richiedere un preventivo per elettricista, che sarà in grado di aiutarvi a scegliere la perfetta illuminazione di una cucina moderna.


La casa intelligente con la domotica

La casa intelligente del futuro con la domotica


Elettrodomestici collegati in rete, luci, impianto di riscaldamento e climatizzatori che si regolano da soli attraverso sensori; gestione a distanza di funzioni di routine come annaffiare i fiori o azionare le tapparelle; sistemi di allarme che avvisano per cellulare o per e-mail.


Non si tratta più di suggestioni solo immaginabili, tutte queste sono soluzioni pronte da installare.


La casa intelligente può essere controllata dall’utilizzatore tramite opportune interfacce utente (come pulsanti, telecomando, touch screen, tastiere, riconoscimento vocale), che realizzano il contatto (invio di comandi e ricezione informazioni) con il sistema intelligente di controllo, basato su un’unità computerizzata centrale oppure su un sistema a intelligenza distribuita. I diversi componenti del sistema sono connessi tra di loro e con il sistema di controllo tramite vari tipi di interconnessione (ad esempio rete locale, onde convogliate, onde radio, BUS dedicato, ecc.).


Il sistema di controllo centralizzato, oppure l’insieme delle periferiche in un sistema ad intelligenza distribuita, provvede a svolgere i comandi impartiti dall’utente (ad esempio accensione luce cucina oppure apertura tapparella sala), a monitorare continuamente i parametri ambientali (come allagamento oppure presenza di gas), a gestire in maniera autonoma alcune regolazioni (ad esempio temperatura) e a generare eventuali segnalazioni all’utente o ai servizi di teleassistenza. I sistemi di automazione sono di solito predisposti affinché ogniqualvolta venga azionato un comando, all’utente ne giunga comunicazione attraverso un segnale visivo di avviso/conferma dell’operazione effettuata (ad esempio LED colorati negli interruttori, cambiamenti nella grafica del touch screen) oppure, nei casi di sistemi per disabili, con altri tipi di segnalazione (ad esempio sonora).


Un sistema domotico si completa, di solito, attraverso uno o più sistemi di comunicazione con il mondo esterno (ad esempio messaggi telefonici preregistrati, SMS, generazione automatica di pagine web o e-mail) per permetterne il controllo e la visualizzazione dello stato anche da remoto. Sistemi comunicativi di questo tipo, chiamati gateway o residential gateway svolgono la funzione di avanzati router, permettono la connessione di tutta la rete domestica al mondo esterno, e quindi alle reti di pubblico dominio.


Esempio di funzioni di un impianto di illuminazione intelligente: accensioni multiple anche automatiche di luci in base all’instaurarsi di condizioni specifiche scenari (es.ci sono ospiti, diamo un party, mi vedo un DVD); autoaccensione secondo schemi copiati dalla realtà delle luci dopo il riconoscimento automatico di una prolungata assenza; centralizzazione dello spegnimento o autospegnimento delle luci quando viene riconosciuta l’assenza di utenti; gestione completamente autonoma e automatica dell’illuminazione.


Esempio di funzioni di un di impianto elettrico intelligente: coordinamento autonomo del funzionamento degli elettrodomestici; Riduzione dei campi magnetici nelle stanze in cui sono presenti utenti; Isolamento e protezione automatica in caso di temporale; Disalimentazione completa isole tecniche (esempio gruppo televisore, decoder, videoregistratore ecc.) a comando o in automatico di notte o quando non c’è nessuno in casa.


Esempio di funzioni di un di impianto di climatizzazione intelligente: funzionamento automatico in base al riconoscimento della presenza di persone; adeguamento del funzionamento in base al tasso di umidità; spegnimento automatico del calorifero sotto una finestra aperta; autoprogrammazione della pre-climatizzazione (es.pre riscaldamento in inverno) in base al riconoscimento degli “usi e costumi” degli utenti.


Esempio di funzioni di un di impianto di sicurezza intelligente: rilevamento di eventi come fughe di gas, allagamenti e incendi; connessione a distanza con servizi di assistenza (soccorso medico e vigilanza); monitoraggio a distanza degli ambienti con telecamere; Interazione TV, telefono, videocitofono e impianto telecamere.


Esempio di funzioni di un di impianti di automazione domestica intelligente: chiusura o apertura in autonomia delle tende esterne (c’è il sole si aprono, c’è vento si chiudono); chiusura o apertura in autonomia degli oscuranti (tapparelle, persiane ecc.) e coordinamento con l’automazione per la ventilazione in base a parametri di aero-illuminazione dettati dalla legge e coordinamento con gli scenari di illuminazione (aziono il videoproiettore l’automazione oscura la stanza l’impianto di illuminazione accende le luci soffuse).

Per relaizzare la visione del celebre architetto Le Courbusier di una casa come “macchina da abitare”, più confortevole e sicura.


I vantaggi possono essere i seguenti:


monitoraggio delle condizioni degli ambienti della casa;


risparmio energetico, grazie al controllo dei consumi;


regolazione automatica degli impianti di condizionamento e illuminazione, degli elettrodomestici e dei sistemi antifurto;


gestione degli allarmi tecnici volti a preservare la salute degli occupanti e la sicurezza delle strutture edilizie ed impiantistiche


Visure Ipotecarie e Catastali

L’ipoteca su un immobile è un diritto che viene accordato ad un creditore e si costituisce per dare garanzia ad un credito .


Le tipologie di ipoteca:


Ipoteca Volontaria

Costituita sulla casa tramite un contratto tra un debitore da una parte e il creditore (per esempio una banca che concede un mutuo) dall’altra.


Ipoteca Giudiziale

Costituita da una sentenza che condanni il proprietario dell’immobile ipotecato al pagamento di una somma di danaro, all’adempimento di un’altra obbligazione, al risarcimento di un danno .


Ipoteca Legale

Iscritta sull’immobile, anche contro la volontà del debitore, nei casi previsti dalla legge, come per esempio i coeredi sugli immobili dell’eredità.



Quando si effettua una visura ipotecaria


Si effettua una visura ipotecaria prima di intraprendere rapporti commerciali ovvero prima di effettuare un acquisto o altre operazioni che coinvolgano un immobile.


Cosa indica una visura ipotecaria


La visura ipotecaria riporta la situazione immobiliare (terreni e fabbricati) di una persona fisica o di una persona giuridica (definito soggetto).


Le visure ipotecarie descrivono:


i beni su cui il soggetto vanta dei diritti

gravami che li colpiscono


Con il termine “gravami” si intendono gli atti (ipoteche, pignoramenti, sequestri, etc.) che colpiscono i beni del soggetto e riducono i diritti sopra citati .


Le informazioni contenute nella visura ipotecaria sono dette “formalità” che possono essere “a favore” (es. acquisti) o “contro” (vendita, ipoteca, etc.) .


Le formalità si distinguono in 3 categorie:


Trascrizioni: compravendite, successioni, donazioni, pignoramenti, sequestri

Iscrizioni: Ipoteche volontarie (es. mutuo) e giudiziali, altri gravami e vincoli

Annotazioni: nota a cancellazione di ipoteca, surroga, etc..


Ogni formalità dell’ elenco riporta di norma la tipologia (compravendita, successione, ipoteca, etc), una data, un numero di registro, il nome del pubblico ufficiale, etc.


Ad ogni formalità corrisponde di solito una “nota” che riporta ulteriori dettagli ed informazioni.

Si può richiedere lo sviluppo della nota, conoscendone gli estremi riportati nell’elenco sintetico (numero di registro, anno).


RICORDATE SEMPRE:


Le visure ipotecarie devono essere necessariamente effettuate PRIMA di versare assegni di caparra e PRIMA di firmare proposte di acquisto o preliminari di compravendita.


Effettuare le visure ipotecarie solo dopo aver versato la caparra al venditore è la mossa più sbagliata da farsi.


Se hai individuato una casa di tuo interesse, non fidarti troppo di quanto ti riferisce il venditore, ma fai effettuare le visure ipotecarie prima di consegnare la caparra.


Le visure ipotecartie possono essere richieste ad uno studio notarile (magari lo stesso a cui poi affiderai la pratica di rogito) oppure, se si è particolarmente competenti e preparati, attraverso i numerosi siti on-line .


Per effettuare la visura è indispensabile conoscere i dati di tutti i proprietari dell’immobile (nome, cognome, data e luogo di nascita) e/o i dati catastali della casa (foglio, mappale e subalterno).


Se il proprietario di casa ha qualche timore nel rilasciarvi una fotocopia del rogito di proprietà, chiedete almeno di prenderne visione; leggetelo attentamente e prendete nota dei dati sopra indicati.


Comunicate poi al notaio gli estremi della proprietà per effettuare così la visura ipotecaria.


Fate attenzione che, per essere certi dell’ insussistenza di gravami, le visure ipotecarie devono essere ventennali.


I costi delle visure ipotecarie possono variare da pochi euro a diverse centinaia, a seconda della complessità dei risultati ottenuti.


Sono comunque soldi spesi bene ed investiti nella sicurezza, perché vi garantiranno della bontà del vostro acquisto.


Se decidete di acquistare casa tramite agenzie immobiliare pretendete che la validità della proposta sia vincolata come validità al buon esito delle visure ipotecarie.


In questo caso pretendete che l’agente immobiliare effettui a propria cura e spese le visure ipotecarie ed una volta ottenute chiedete di prenderne visione.


Nel caso non vi sia molto chiaro il contenuto, chiedete spiegazione al professionista.


Prestate sempre la massima attenzione.


Nuovo APE, attestato prestazione energetica, dal 1° ottobre 2015

Tutte le novità sull’A.P.E., l’attestato di prestazione energetica, obbligatorio per legge dal 2013, da consegnare e allegare ai contratti di compravendita e affitto e, prima ancora, con indici da citare negli annunci di offerta immobiliare.


Inizialmente il nuovo APE avrebbe dovuto entrare in vigore il 1° luglio 2015, si è poi passati al 1° di agosto per giungere infine, dopo un ulteriore salto in avanti, al 1° ottobre 2015.


Sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 15 luglio 2015 i tre testi del Decreto Legge 26 giugno 2015, che entra in vigore dal 1° ottobre 2015.


Di seguito, in estrema sintesi, ecco cosa cambierà:


Un nuovo sistema informativo comune: SIAPE

In esso verranno raccolti tutti i dati relativi agli attestati di prestazione energetica rilasciati nel Paese secondo le nuove modalità definite dal nuovo attestato unico semplificato

nuove linee-guida, valide per tutto il territorio nazionale, dell’APE

nuove modalità per effettuare il calcolo della prestazione energetica, con indicazione dei requisiti minimi richiesti per gli immobili di nuova costruzione e per le ristrutturazioni.

determinazione della classe energetica sulla base della prestazione energetica globale, espressa in energia primaria non rinnovabile (il nuovo attestato dovrà comunque esprimere la prestazione energetica globale anche in termini di energia primaria totale)

nuovi schemi a cui i tecnici abilitati si devono attenere per compilare la relazione, che include le indicazioni di quali miglioramenti realizzare per raggiungere una classe più efficiente e dei requisiti minimi richiesti per le diverse tipologie di immobile preso in esame: nuova costruzione, ristrutturazione e riqualificazione energetica.

Le classi energetiche da 7 diventano 10, dalla più alla meno efficiente: A4 (la migliore) alla G (la peggiore)


Il decreto illustra puntualmente, in uno degli allegati, come compilare un annuncio di offerta (vendita e affitto), per rendere uniformi le informazioni energetiche dell’immobile, al fine di agevolare i controlli da parte delle Regioni sulla regolarità delle certificazioni rilasciate. I dati confluiranno nel SIAPE – Sistema Informativo APE, un database nazionale che servirà a mappare la situazione degli immobili, dal punto di vista energetico, su tutto il territorio nazionale.



Multe per chi non è in regola


Scatteranno multe salate per i soggetti non in regola, con importi che da €700 potranno arrivare a 18.000.

Occorre però fare una distinzione tra le tre tipologie di soggetti sanzionabili.


I primi ad incorrere in eventuali sanzioni sono i certificatori che redigono APE non corretti: per tali soggetti le multe variano da un minimo di 700€ ad un massimo di 4.200€.

I secondi soggetti eventualmente sanzionabili sono i direttori dei lavori: qualora non presentassero l’APE al Comune di pertinenza, essi potranno essere multati dai 1.000 ai 6.000€.

Le sanzioni più salate spettano invece alla terza tipologia di soggetti, ovvero i costruttori/proprietari che non richiederanno l’APE per gli edifici di nuova costruzione. Per essi le multe possono variare dai 3.000 ai 18.000€.



L’importanza dell’Attestato di Prestazione Energetica


L’APE non è un inutile documento burocratico; rientra in un progetto della Comunità Economica Europea volto a sensibilizzare e informare i cittadini sull’importanza delle prestazioni energetiche delle singole abitazioni e dell’intero edificio cui appartengono. Il risparmio energetico è un imperativo dei nostri tempi, cui tutti dobbiamo prestare attenzione, non solo per salvaguardare le risorse della Terra, ma anche per risparmiare immediatamente diverse centinaia di euro sulle nostre bollette!



Chi può rilasciare l’Attestato di Prestazione Energetica


Fino al 2012 era ammessa anche l’autocertificazione, ma dal 9 gennaio 2013 per concludere un contratto di compravendita/affitto occorre l’attestato APE, con l’indice IPE – Indice di Prestazione Energetica – in originale, redatto e sottoscritto da un tecnico abilitato (da un ente competente estraneo alla proprietà, alla progettazione o alla realizzazione dell’immobile), dopo un accurato sopralluogo all’immobile. I controlli sulle certificazioni e il database SIAPE puntano dunque su APE trasparenti e univoci, in cui il tecnico suggerisce alcuni interventi per, ad esempio, aumentare l’isolamento caldo/freddo dell’abitazione, rendendola più appetibile agli acquirenti o affittuari, che avranno bollette dal costo ridotto.


La complessità dell’APE


Solo un tecnico competente e abilitato ha tutti gli strumenti per rilasciare APE in linea con le nuove disposizioni di legge. Per non incorrere in certificazioni sospette, se non fraudolente, occorre affidarsi a personale specializzato che, lo ribadiamo, solo dopo un attento sopralluogo all’abitazione potrà rilasciare una certificazione veritiera, certa e inoppugnabile.

Infatti, un altro elemento di novità apparentemente ovvio, riguarda l’obbligo del certificatore energetico di “effettuare almeno un sopralluogo presso l’edificio o l’unità immobiliare oggetto di attestazione, al fine di reperire e verificare i dati necessari alla sua predisposizione”.


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